In questo periodo di emergenza coronavirus il passaggio allo smart working ha richiesto molti cambiamenti ai lavoratori, sia in termini di strumenti operativi che di forma mentis e abitudini. Se nell'incontro precedente abbiamo riflettuto sulla gestione del lavoro e sulla mentalità adottata dal singolo, in questo terzo incontro il dibattito si è spostato sulla leadership e il management, stimolando una riflessione, correlata con esperienze personali, sulle modalità e le strategie più adatte alla conduzione di un team da remoto.
Che si tratti di lavoro in presenza o di smart working, le caratteristiche fondamentali per il successo di un gruppo di lavoro sono la definizione di un obiettivo comune, la collaborazione del team per raggiungere tale obiettivo e la presenza di un leader che sappia attrarre a sé e coordinare il gruppo. Nel pensiero comune questo ruolo viene spesso attribuito al capo, ovvero a colui che comanda, dirige il gruppo subordinato, ma non sempre le due figure si identificano. A differenza del capo che si pone al vertice della catena di comando, il leader guida dall’interno collaborando con il team e valorizzando sia il lavoro di squadra che quello dei singoli mirando al successo dell'intero gruppo.
Essendo questo periodo di emergenza sanitaria un momento di transizione e di forti cambiamenti, ci siamo interrogati su quale sia la tipologia di leadership che maggiormente si adatta alle esigenze attuali di un team. Il cambiamento non sempre viene accettato dall'essere umano e spesso l'individuo è portato a viverlo con ansia e difficoltà; per questo appare evidente che per guidare e consigliare un gruppo di lavoro sia necessario colui che viene definito un leader innovativo, una persona che, prendendo le redini del gruppo, faccia sentire tutti a proprio agio e porti ad un cambiamento efficace e positivo. Tale figura, guidata da valori e mission condivisi, diviene essenziale nel facilitare il dialogo tra i membri del gruppo e nel porre l'attenzione sul senso di autoefficacia degli individui, quindi sulla fiducia nelle proprie capacità strategiche, emotive e cognitive.
Oltre a ciò, diventano fondamentali una serie di buone pratiche per una gestione ottimale del team da remoto. Affinché si crei una maggiore coesione del gruppo, è essenziale una leadership empatica e compassionevole, volta all'ascolto e alla comprensione. Ogni membro del gruppo ha bisogni ed esigenze diversi ed è importante che il leader capisca le varie situazioni ed abbia come obiettivo il benessere di ogni lavoratore. È importante che il manager prenda accorgimenti, anche piccoli, per portare tutti a lavorare nel modo migliore all'interno del team, valorizzando sia il singolo che l'intero gruppo. Anche lo stile comunicativo ha un forte peso sulle dinamiche del gruppo, proprio per questo è necessario che il leader comunichi in maniera efficace, trasparente e diretta, dando consigli chiari e precisi. È altresì importante che i feedback non siano espressi in riferimento alla personalità dell'individuo, bensì al processo e all'operato all'interno del contesto lavorativo. In ultimo, la cura di sé diviene fondamentale, poiché il modo di gestire la vita privata del leader si riflette su quello dei dipendenti di fare altrettanto. Definire i limiti della giornata lavorativa, la propria routine e gestire positivamente lo stress farà da modello per ogni membro del gruppo per un lavoro più armonico e produttivo.
Questo periodo di emergenza può quindi essere un'occasione di trasformazione e valutazione, un modo per non tornare al business as usual, ma che permetta di approdare ad una modalità di lavoro più flessibile ed attenta alle esigenze di ciascuno. Si può pensare a questo periodo come ad un "laboratorio" in cui testare ciò che funziona e ciò che deve essere modificato, in modo da rendere maggiormente proficuo ed efficace il lavoro di gruppo, avendo obiettivi precisi e condivisi. Queste nuove modalità di lavoro porteranno dei risultati concreti nel lungo periodo e per raggiungerli sarà sempre più importante e prezioso il ruolo terzo settore e, in particolare, della figura del disability manager per formare, supportare ed assistere i datori di lavoro preparandoli ad affrontare i periodi di transizione e adattando al meglio il contesto lavorativo alle esigenze dei singoli.